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La storia della famiglia Sarano salvata dalla Shoah nelle campagne di Fano.

La storia della famiglia Sarano salvata dalla Shoah nelle campagne di Fano.

la famiglia Sarano

E’ un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nella bontà dell’uomo. (Anna Frank)

Con queste profonde parole di Anna Frank vogliamo raccontarvi una storia di solidarietà, coraggio e salvezza a opera della popolazione dell’entroterra tra Fano e Pesaro nei confronti della famiglia Sarano, una famiglia di ebrei che si è salvata dai rastrellamenti tedeschi.

La linea gotica, Winston Churchill e il Santuario del Beato Sante.

Il nostro racconto inizia proprio da qui, dalla località Monte Pulito a Monteamggiore al Metauro (oggi Coli al Metauro), un luogo nell’entroterra tra Fano e Pesaro, molto strategico e di fondamentale importanza per le sorti della seconda mondiale. Proprio qui il 26 agosto 1944 Winston Churchill, insieme al generale Anders, raggiunse il generale Leese al quartier generale dell'VIII Armata con l’intento di superare la linea gotica. Per farlo diede ordine di bombardare il Santuario del Beato Sante che si trova a Mombaroccio, a pochi km di distanza. Nel bosco che circondava il monastero, infatti, i tedeschi nascondevano una contraerea, era impossibile, però, bombardare senza colpire i frati francescani e il convento venne in parte distrutto, ma nessuno perse la vita. Proprio lì, grazie all’aiuto dei frati francescani e della popolazione locale, trovarono rifugio e salvezza numerosi ebrei, come la famiglia Sarano.

Alfredo Sarano

Alfredo Sarano era il segretario della Comunità Ebraica di Milano che, con 14mila iscritti, era la più numerosa d’Italia. Alfredo, con un atto di grande coraggio, riuscì a mettere in salvo migliaia di ebrei milanesi dai campi di sterminio nascondendo gli elenchi della comunità ebraica della città dai rastrellamenti nazisti.

La famiglia Sarano

I Sarano erano una famiglia di ebrei di Milano, nel 1938 con l’emanazione delle leggi razziali comparve subito nelle liste di proscrizione di Milano. L’unica possibilità era la fuga. Trovarono rifugio nel settembre del 1943 sulle colline di Mombaroccio. Grazie all’aiuto di Padre Sante Raffaelli, guardiano del santuario del Beato Sante, si sistemarono da una famiglia di contadini e lì rimasero, nascosti in un granaio, fino all’agosto del 1944.

La famiglia Sarano era così composta Alfredo e sua moglie Diana, le due figlie Matilde e Vittorina (nacque poi anche Miriam) nonno Moshè e nonna Allegra e lo zio Arturo. Furono mesi molto duri, fatti di fame, di stenti, di sofferenza, ma anche di aiuto e cooperazione con alcune persone del posto, che aiutandoli seppero anche tacere per non mettere a repentaglio la vita della famiglia Sarano e la loro.

Nell’agosto del 1944, durante il passaggio della Linea Gotica, l’identità della famiglia venne scoperta da un giovane ufficiale tedesco Erich Eder che, però, decise di non arrestare e deportare i Sarano.

Con i tedeschi in fuga e gli alleati in arrivo finalmente la famiglia era salva e, alcuni anni dopo, si imbarcò per Israele dove vive tutt’ora.

Siamo qui e siamo vivi – Il diario inedito di Alfredo Sarano e della famiglia scampati alla Shoah.

E’ questo il titolo del libro che racconta la vicenda della famiglia, una storia rimasta sconosciuta e custodita dalla famiglia Sarano per oltre 70 anni e ora resa pubblica grazie anche al lavoro del giornalista Roberto Mazzoli, curatore del volume.