Tempi moderni - XIX-XXI

Oltre un secolo di storia nazionale ha visto Fano partecipe di tutti i momenti più difficili della storia europea, compresa l’esperienza drammatica del secondo conflitto mondiale e la non facile rinascita dalle sue rovine.

Nel primo ventennio del secolo, studiosi, letterati, artisti, uomini politici e cittadini attivi e intelligenti hanno contribuito a mantener vivo il prestigio delle tradizioni culturali fanesi, seguiti da molti altri, sia negli anni del ventennio fascista che in quelli più prossimi ai tempi nostri.
Per quanto riguarda lo sviluppo della città, l’iniziale, prolungata mancanza di industrie e il prevalere di un’agricoltura ancorata al sistema mezzadrile hanno reso a lungo irrealizzati i programmi urbanistici indicati nel primo piano regolatore del 1886-89; piano in cui figuravano già ben evidenziate quelle aree di espansione che solo nel primo quarantennio del Novecento sarebbero servite per i nuovi quartieri residenziali, a sud e a ovest del centro storico, cresciuti oltre l’arco dei nuovi viali di circonvallazione (casette a schiera, ville e giardini). Intanto, però, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, la doppia schiera di basse casette dei pescatori aveva finito con il dare un volto nuovo ed un diverso ruolo al vecchio porto-canale, gradualmente ampliato con nuovi bacini nel nostro secolo e dotato di adeguate attrezzature per quella flottiglia peschereccia che costituisce oggi un’importante componente dello sviluppo economico fanese, non meno importante della componente turistico-balneare. Anche questa, d’altronde, con radici lontane se si tien conto che già nell’ultimo ventennio del secolo XIX il neonato Stabilimento Balneario, più volte ampliato e abbellito fino alla sua non remota demolizione, aveva fatto di Fano il luogo di villeggiatura estiva di una fedele clientela d’élite, facendo crescere attorno a sé le prime ville e pensioni del quartiere del Lido e, in tempi più recenti, del quartiere argutamente detto di Sassonia e poi di tutti gli oltre venti chilometri di costa.

Non si può comunque concludere senza ricordare il pesantissimo bilancio dei danni bellici subiti dalla città nel 1944 ad opera dell’aviazione angloamericana (ben centosessantadue i bombardamenti entro i confini del territorio comunale) a cui va aggiunta la vandalica strage di torri e campanili, diroccati a mine dalle truppe tedesche in ritirata.

Solo a partire dagli anni del secondo dopoguerra, la rilevante crescita della popolazione immigrata dai centri minori dell’entroterra ha fatto sfociare lo sviluppo urbanistico di Fano in quell’aggressione incontrollata delle aree di campagna che ha dilatato a macchia d’olio i quartieri periferici e le piccole frazioni per un raggio di alcuni chilometri.

Uno sviluppo che solo oggi ci si adopera ad arginare e regolamentare non senza incontrare più di una difficoltà.