Arte malatestiana Secoli XIV-XV

Del tardo gotico internazionale, in contrapposizione quasi con la nascente arte rinascimentale, fu mediatrice in Fano la politica di Pandolfo III Malatesti, signore, già si è precisato, anche di Bergamo e di Brescia, nonché proprietario di un’elegante dimora a Venezia.

Da Venezia venne infatti a Fano Maestro Filippo di Domenico, seguace fra i più validi dei fratelli dalle Masegne, per scolpire il monumentale complesso della Tomba di Paola Bianca Malatesti (pag. 58) e per fornire colonne e colonnette del Palazzo Malatestiano (pag. 48) le cui bellissime bifore in cotto si rifanno palesemente a modelli lombardi, tipici della corte viscontea milanese.

Un altro veneto, Michele Giambono, dipinse (in collaborazione con il cosiddetto Maestro di Rocajette) il prezioso polittico della Madonna della rosa (pag.55 - oggi presso la Pinacoteca Civica, ma destinato in origine al Santuario della Madonna del Ponte Metauro): testimonianza tra le più significative dei rapporti intercorsi fra le scuole pittoriche marchigiane e gli artisti delle regioni settentrionali e dell’oltresponda adriatico.

Solo nella seconda metà del quattrocento, anticipando la politica culturale della corte montefeltresca urbinate, era bastata la morte di Pandolfo III e l’avvento di Sigismondo perché mutassero gusti e indirizzi.

In tal senso è emblematica la Tomba di Pandolfo III (pag. 58), già pienamente rinascimentale, che, realizzata a trentatré anni dalla morte paterna, Sigismondo commissionò quasi certamente a Leon Battista Alberti.