Rinascita settecentesca - Secolo XVIII

Secolo di rinascita fu il Settecento. Rinascita, sarà bene precisarlo, su un piano regionale e caratterizzata da un fervore costruttivo quale mai prima di allora si era registrato.

L’unica, grave pecca è che per fare il nuovo non si badò troppo alla conservazione dell’antico; e fu così che sotto la dignitosa compostezza di un tardo barocchetto classicizzante scomparvero molte, troppe chiese medioevali.

Limitatamente a Fano basterà citare l’esempio della Chiesa di S. Domenico (pag. 90), rinnovata con scenografico gioco di colonnati dal fanese Francesco Gasparoli, e quello analogo, ma meno felice, della rinascimentale Chiesa di S. Maria Nuova (pag. 72), dovuto a Domenico Vici.

Del tutto da ridimensionare è il ruolo che si era voluto attribuire in passato a Luigi Vanvitelli, attribuendogli il nuovo Convento di S. Francesco (oggi sede del Comune), vasto e monumentale come una reggia, ma opera dell’architetto di origini fanesi Francesco Maria Ciaraffoni, insieme con il progetto per il cosiddetto Campanile di Piazza (restano i disegni) che fu poi innalzato con proprio disegno dal riminese Gianfrancesco Buonamici, autore anche della Chiesa di S. Antonio Abate e della ricostruzione di quella dell’Eremo di Monte Giove (pag. 107).

Al bolognese Alfonso Torreggiani e ad Arcangelo Vici (e non, anche in questo caso, al Vanvitelli) spetta infine la paternità del fastoso Palazzo Montevecchio (pag. 103); come pure del Vici dovrebbero essere la Chiesa di S. Arcangelo e lo scalone di Palazzo Alavolini.

Fra la schiera dei pittori di fama non solo locale, allievo del vadese Francesco Mancini e di poco più anziano del pesarese Gianandrea Lazzarini (pittori dei quali esistono alcuni bei dipinti a Fano), si distinse allora il fanese Sebastiano Ceccarini, eclettico e fecondissimo, apprezzato anche a Roma e in altri centri dello Stato Pontificio.

Di pochi anni più giovane fu Carlo Magini, nipote del Ceccarini, copista e ritrattista non disprezzabile, ma soprattutto autore di splendide ‘nature morte’.