Seicento e arte barocca - Secolo XVII

Con il secolo XVII si è soliti affermare che lo sviluppo dell’arte marchigiana ha subito un lungo periodo di stasi e che quanto prodotto ricalcò solo vecchi modelli tardo manieristici: né le nuove forme del barocco, altrove imperanti, avrebbero avuto modo di affermarsi con opere di grande significato.

Senza voler discutere la validità di un simile giudizio, non conviene comunque cadere in inutili estremismi, massime se mal documentati.

A Fano, proprio l’arte barocca ha dato la bella Chiesa di S. Pietro in Valle (pag. 61) (su disegno del napoletano Giambattista Cavagna) che è un’autentica galleria di ori, stucchi, marmi e pitture, fra cui gli affreschi della volta che sono l’opera più apprezzata di un tardo baroccesco urbinate, Antonio Viviani detto il Sordo.

C’è poi anche da ricordare l’esempio della Chiesa di S. Agostino (pag. 97) , ridotta a guisa di sfarzosa sala tutta ori e stucchi, su disegno del fanese Ludovico Giorgi e con volta allietata da una finta prospettiva dipinta con gusto squisitamente bibienesco.

In campo pittorico, se limitata è l’importanza attribuibile ai fanesi Bartolomeo e Gianfrancesco Giangolini e a Giambattista Manzi, è invece fondamentale l’influenza esercitata dall’opera di un Caravaggio e di un Gentileschi su Gianfrancesco Guerrieri di Fossombrone e da quella del Reni sul pesarese Simone Cantarini, artisti di cui Fano possiede più di un’opera, tutte ben degne di figurare a fianco delle tele di Ludovico Carracci, di Carlo Bonone, di Alessandro Tiarini, del Reni, del Guercino, dell’Albani, di Mattia Preti e degli affreschi del Domenichino di cui la pinacoteca e le maggiori chiese cittadine risultano ancora adorne.