Romanico ogivale Secoli XIV-XV

Per le opere dei secoli XIV e XV si dovrebbe parlare di gotico. E’ risaputo però quanto poco, nello spirito e nella forma, di quello stile transalpino è presente nell’architettura marchigiana.

Sarà più corretto, quindi, parlare di romanico ogivale: ed impropriamente visto che di ogivale nel lombardeggiante Palazzo del Podestà (pag. 40) di Magister Paulutius non vi sono neppure le sagome degli archi del loggiato, né le luci delle grandi finestre.

E’ a sesto acuto, però rifatto nel secolo scorso, il portico d’ingresso della ex Chiesa di S. Francesco (vedi Tombe dei Malatesti, pag. 58), ma non lo è il ricco portale a tortiglioni. Né le cose cambiano con la ex Chiesa di S. Domenico (pag. 90) e con la ex Chiesa di S. Agostino (pag. 97), rimaneggiate completamente all’interno in epoca barocca, ma che conservano all’esterno severe fiancate con lunghe monofore strombate oggi tamponate e coronamento in cotto ad archetti pensili.

Sono esempi tutte di quel genere di chiese ad aula dai grandi cicli pittorici alle pareti, tipiche della tradizione dei nuovi ordini monastici. Di quei cicli pittorici, però, ora resta ben poco: quanto basta appena a documentare che vi misero mano, prima gli esponenti e gli imitatori di quel raffinato provincialismo giottesco che fu la ‘scuola riminese’, più tardi quei pittori appenninici che sotto il nome di ‘scuola umbra’ raccolsero personalità di grande rilievo come Ottaviano Nelli da Gubbio, di cui restano pregevoli affreschi in S. Domenico.